Moby Dick: Silvia Lelli Cacaci rilegge i grandi classici

A quante diverse interpretazioni si presta un romanzo? Quali nuovi orizzonti e spunti di riflessione può suggerirci la rilettura di un capolavoro della letteratura? Innumerevoli, si risponderebbe, e a ben ragione.

Si prenda Moby Dick, di Herman Melville. Di quest’opera senza tempo si sono date definizioni, interpretazioni, chiavi di lettura. Il romanzo ha ispirato nuovi romanzi e illustri traduzioni di grandi autori hanno ridato vita alla sete di vendetta del capitano Achab (la prima traduzione italiana è di Cesare Pavese). Il cinema gli ha reso omaggio più volte: l’adattamento più celebre è forse quello del 1956 di John Huston, Moby Dick La balena bianca, con Gregory Peck e Orson Welles.

Di un nuovo modo di sbirciare dentro le pieghe più avventurose dell’animo umano, ci regala un esempio Silvia Lelli Cacaci. Nel suo articolo Moby Dick e il bianco, pubblicato sul sito di Bottega di narrazione, l’autrice rilegge il romanzo americano a partire dalla simbologia del colore, aprendo nuove connessioni anche con la cinematografia.

C’è Achab, in Moby Dick, e le balene, e le baleniere. Ci sono l’equipaggio, i riferimenti letterari, in particolare biblici. E poi  ci dice l’autrice -, c’è la presenza ossessiva del bianco:
“Il bianco è ovunque tra le pagine, se ne parla in continuazione, e al colore bianco di Moby Dick è dedicato un intero capitolo, il quarantaduesimo, intitolato “The Whiteness of Moby Dick” (“La bianchezza della balena”)”.

Per leggere l’articolo integrale, si visiti il sito di Bottega di narrazione, la scuola di scrittura fondata nel 2011 e diretta da Giulio Mozzi e Giorgia Tribuiani.

Autrice e consulente di immagine, Silvia Lelli Cacaci ha da poco concluso il suo primo romanzo, inedito in Italia: un giallo psicologico ambientato ad Ancona, la città in cui vive.
Si diverte a trovare connessioni tra i romanzi che legge e lo studio del colore. Le sue passioni sono condivise sul suo profilo Instagram @_silvialelli_.